Il Sahel è l’epicentro di una crisi in rapida crescita con livelli senza precedenti di violenza armata e insicurezza. “Invitiamo la comunità internazionale ad agire”.

 

Una crisi in rapida crescita. Nel 2022 oltre 30 milioni di abitanti del Sahel hanno bisogno di assistenza e protezione umanitaria, quasi due milioni in più rispetto al 2021. Sei paesi – Burkina Faso, Camerun, Ciad, Mali, Niger e Nigeria – hanno stimato in 3,8 miliardi di dollari le risorse necessarie ad affrontare la crisi.

Violenze, conflitti e conseguenze dei cambiamenti climatici sono i principali fattori di crisi, con gravi condizioni di siccità registrate in diversi paesi dell’area. Inoltre, il conflitto Russia-Ucraina continuerà ad aumentare i prezzi di mercato, compresi i prezzi di carburanti e cereali, riducendo di conseguenza l’accesso al cibo ed esacerbando le problematiche di sicurezza alimentare nella regione.

INTERSOS è pienamente allineata con OCHA (Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari) e altre organizzazioni umanitarie nel sollecitare la comunità internazionale, i governi e le istituzioni internazionali a intraprendere azioni adeguate, prevenire l’erosione dei mezzi di sussistenza e salvare vite umane – sottolinea Andrea Dominici, Direttore Regionale di INTERSOS – L’assistenza umanitaria nelle aree più remote e di difficile accesso deve essere garantita per raggiungere e aiutare i gruppi più vulnerabili”.

INTERSOS opera attualmente in Burkina Faso, Camerun, Ciad, Niger e Nigeria, con diversi programmi salvavita, incentrati principalmente sulla protezione dei più vulnerabili (con particolare attenzione alle persone sopravvissute a violenza di genere), accesso ai servizi sanitari e nutrizionali, sicurezza alimentare, accesso ad acqua pulita e servizi igienici.

L’insicurezza e la violenza continuano a incidere sui redditi delle famiglie e ostacolano l’accesso a protezione, istruzione, salute, acqua, servizi igienici. Con l’aggravarsi della crisi, viene colpita un’intera generazione. In tutto il Sahel oltre 7.800 scuole sono chiuse o non operative a causa della violenza, mettendo a repentaglio il futuro dei bambini, in particolare delle ragazze, che hanno maggiori probabilità di essere allontanate dalla scuola, rischiando di essere coinvolte in matrimoni forzati e altri meccanismi di adattamento negativi, e hanno meno probabilità di tornarvi dopo prolungate interruzioni.

Nonostante il difficile contesto operativo nel Sahel e gli ostacoli all’accesso umanitario, gli operatori forniscono aiuti alle comunità colpite dalle crisi nel Sahel esclusivamente sulla base dei bisogni, senza discriminazioni.

Come sottolinea l’OCHA, “la militarizzazione e la politicizzazione rappresentano una minaccia significativa per una risposta fondata sul pieno rispetto dei principi umanitari. Per stabilire relazioni strutturate tra le autorità civili e militari e gli attori umanitari resta fondamentale un maggiore coordinamento civile-militare. Tutti i governi, i gruppi armati statali e non statali e le altre parti interessate devono rispettare i propri obblighi ai sensi del diritto umanitario internazionale”.