Nel sud dell’RCA aiutiamo gli ex bambini soldato e i minori rimasti soli a causa della guerra a ricostruirsi una vita normale, offrendo assistenza psicologica, supporto alla scolarizzazione e formazione professionale e favorendo il loro reinserimento nelle famiglie e nelle comunità di appartenenza.

 

La violenza e gli scontri armati sono ancora una realtà quotidiana per i bambini in Repubblica Centrafricana, che vedono i loro diritti violati e sono spesso vittime dell’uso indiscriminato di ordigni esplosivi da parte delle parti in conflitto.

Secondo un recente rapporto del Segretario generale delle Nazioni Unite sui bambini e i conflitti armati nella Repubblica Centrafricana, tra il 1° luglio 2021 e il 30 giugno 2023 sono state verificate 1.432 gravi violazioni contro 1.046 bambini. Di queste, la violazione più grave è il reclutamento e l’utilizzo di bambini nei conflitti armati, seguito dai rapimenti e dalla violenza sessuale

I bambini entrano a far parte di un gruppo armato per vari motivi. Alcuni vengono rapiti, minacciati, costretti o manipolati; altri sono spinti dalla povertà, altri ancora si associano per sopravvivere o per proteggere la propria comunità. Indipendentemente dal loro coinvolgimento, il reclutamento e l’utilizzo di bambini da parte delle forze armate è una grave violazione dei diritti dell’infanzia e del diritto umanitario internazionale. Per un bambino la partecipazione a un conflitto ha gravi implicazioni per il proprio benessere fisico ed emotivo. Sono comunemente soggetti ad abusi e la maggior parte di loro è testimone di morti, uccisioni e violenze sessuali. Molti sono costretti a commettere atti violenti e alcuni subiscono gravi conseguenze psicologiche a lungo termine. 

 

“Non lavoravo e le condizioni di vita erano pessime a Pombolo, all’apice della crisi. Così mi sono unito a un gruppo armato per prendermi cura di mia sorella minore e di mia nonna vedova. Dopo la morte del mio compagno d’armi, ho deciso di lasciare i ranghi del gruppo armato per cercare di riprendere una vita normale. Lo stigma della mia vita precedente e le atrocità che avevo subito però hanno reso difficile la mia integrazione sociale, anche se mia nonna mi ha dato un sostegno incrollabile. “

Identificato grazie alle sue visite agli Spazi per bambini di INTERSOS, Daren ha potuto seguire un corso di formazione di tre mesi in cucito con un un formatore locale, e ha imparato a gestire i proventi della sua attività. 

“Questo lavoro mi permetterà di pagare la mia scuola e quella di mia sorella più piccola. Non ho mai avuto questo tipo di assistenza prima d’ora.”

Daren, 17 anni

 

Le violenze e le rappresaglie indiscriminate contro i civili provocano vittime innocenti e costringono spesso le famiglie a separarsi, lasciando molti bambini completamente soli, esposti a un grave pericolo di subire abusi, all’abbandono scolastico e a importanti conseguenze psicologiche.

 

“Durante gli attacchi dei gruppi armati a Dimbi nel 2021, io e mia nonna siamo dovuti fuggire separatamente. Ci siamo rifugiati in due località diverse. La mia vita non aveva più senso perché la persona che si occupava di me non c’era più. Erano le persone di buona fede a darmi da mangiare. Quando ho incontrato il team di INTERSOS ho potuto seguire una formazione per diventare parrucchiere e ora la mia vita ha preso una direzione nuova. Gli operatori mi hanno aiutato a ricongiungermi con mia nonna e con quello che guadagno ora posso prendermi cura sia di me che di lei e tornare a scuola, che avevo abbandonato per due anni.”

Barif, 15 anni

 

Nella sottoprefettura di Kembè, nel sud-est della RCA, i nostri operatori lavorano per creare un ambiente protetto e sicuro per ragazze e ragazzi colpiti dal conflitto armato, identificando e sostenendo i bambini associati a forze e gruppi armati, lavorando per favorire il ricongiungimento con le loro famiglie e il reinserimento nelle comunità e fornendo formazione professionale per renderli economicamente autonomi e favorire la loro reintegrazione in quanto individui attivi nelle comunità.  Alla fine del 2023, i nostri operatori hanno favorito il reinserimento socio-professionale di 25 bambini precedentemente associati alle forze armate e ai gruppi armati e il reinserimento scolastico di 124 bambini a rischio di abbandono. Inoltre 43 bambini vulnerabili sono stati seguiti attraverso sostegno psicologico e altre attività di protezione volte a prevenire abusi e violenze.

 

“Quando mi diverto con gli altri bambini che frequentano gli spazi per bambini di INTERSOS, smetto di pensare al fatto che i miei genitori non ci sono più. Prima non era facile affrontare questa realtà.”

Mania, 15 anni, ha perso entrambi i genitori durante la crisi che ha sconvolto la città di Kembé. Vive con il nonno materno, che non può permettersi di mandarla a scuola. Dopo essere stata intercettata dagli operatori di INTERSOS ha potuto ricominciare a frequentare la scuola, con grande felicità di suo nonno.

“Ho perso tutto durante le crisi politico-militari che hanno sconvolto Kembé e non sapevo come mandare mia nipote a scuola. Mi chiedevo ogni giorno quale sarebbe stato il futuro di Mania, sono così felice di vederla tornare a scuola”. 

Mania, 15 anni

 

L’istruzione e la formazione sono aspetti importanti dei programmi di reinserimento, così come il ricongiungimento dei bambini con le loro famiglie e comunità, ma a volte sono necessari sforzi di sensibilizzazione e riconciliazione prima che un minore venga riaccolto a casa.

 

“Ho lasciato le forze armate due anni fa per iniziare una nuova vita, ma la mia comunità non mi accettava. Non lavoravo e ho anche pensato di togliermi la vita, non aveva più senso. Grazie a un’autorità locale che mi conosceva sono stata informata e indirizzata al Centro di ascolto INTERSOS. Ho ricevuto assistenza psicologica e poi sono stata selezionata per seguire un corso di formazione commerciale nella creazione di gioielli. Dopo la formazione, INTERSOS mi ha anche fornito dei kit di supporto per poter svolgere le mie attività. Le persone che prima mi stigmatizzavano adesso vengono spesso a comprare i miei prodotti e mi fanno addirittura le perline. Finalmente ho ritrovato la gioia e vedo un futuro luminoso davanti a me”.

Asma, 17 anni

 

Gli ex bambini soldato che cercano di ricostruirsi una vita normale affrontano diversi ostacoli nell’essere riammessi nella società. Alcuni bambini sono visti con sospetto giudicati o del tutto respinti a causa del loro passato, mentre altri possono faticare a inserirsi in un contesto normale perché segnati dalle proprie esperienze traumatiche. Il disagio psicologico può rendere difficile per i bambini elaborare e verbalizzare il proprio vissuto, soprattutto quando temono lo stigma o la reazione della gente. Inoltre, le famiglie e le comunità possono avere difficoltà a comprendere o accettare i bambini che tornano a casa. Le comunità hanno bisogno di sostegno per prendersi cura dei bambini che tornano a casa, così come ne hanno bisogno le migliaia di ragazzi e ragazze che escono dalle forze armate per ricostruire il loro futuro.