Mentre la piccola Ivanka è seguita dagli specialisti dell’Ospedale Bambin Gesù, lei e la sua mamma hanno trovato accoglienza e sostegno nel Safe Space di INTERSOS24

 

 

 

La storia di Oxana è quella di una giovane donna che, a soli 22 anni, conosce già il timore di non riuscire a proteggere la sua vita e quella di sua figlia. Per più di un anno, da quando è iniziata la guerra in Ucraina, ha avuto solo ricordi di giorni scanditi dall’ansia e dalla paura del non farcela. Oggi, invece, condivide il suo tempo con altre donne ucraine rifugiate, come lei, nel centro di accoglienza ad INTERSOS24, nel quartiere di Torre Spaccata.

 

 “Vengo da Vinnytsia, sono fuggita dal mio Paese da sola con mia figlia Ivanka”, racconta Oxana mentre tiene la sua bambina in braccio. “Dovevo curarla, è nata prematura ed è affetta da idrocefalo. Con l’inizio della guerra, dal 24 febbraio 2022, abbiamo trascorso giorni e settimane intere nel bunker sotterraneo dell’ospedale dove era in cura, in attesa che qualcuno venisse a salvarci.” Nei primi mesi di conflitto sono state tante le richieste di evacuazione verso Paesi europei dagli ospedali ucraini, soprattutto pediatrici, di bambini che necessitavano di continuare cure salvavita. Oxana e la sua bambina sono tra queste persone, sono state raggiunte da un’ambulanza grazie al supporto dell’Ospedale pediatrico di Roma Bambin Gesù. “Quell’ambulanza ci ha tratte in salvo, ci ha portate via dai bombardamenti e dal terrore costante. Dopo qualche giorno di viaggio siamo arrivate a Roma e Ivanka è stata subito ricoverata al Bambin Gesù. Aveva solo quattro mesi ed è riuscita ad affrontare, insieme a me, tutti quei rischi e quel viaggio lunghissimo”.

 

Il marito di Oxana è un medico di professione ma, come tutti gli uomini con età inferiore ai 60 anni, è dovuto rimanere nel Paese per prendere parte al servizio militare ed imbracciare le armi. “Ci sentiamo tutti i giorni ma è logorante questa distanza e il saperlo in guerra”. Dopo essere stata presa in cura dall’ospedale pediatrico Bambin Gesù, Ivanka e sua mamma sono state messe in contatto con le operatrici e gli operatori di INTERSOS24 per trovare un alloggio presso il centro di accoglienza. “Ricordo ancora che, appena arrivata qui, mi sentivo a disagio e fuori luogo. Non parlavo la lingua italiana e con tutte le preoccupazioni che avevo temevo di non essere in grado di impararla e di mettermi in gioco”, racconta Oxana, “invece, poi, sono bastati pochi giorni qui per sentirmi a casa, vedere come queste persone si sono prese cura di me e della mia bambina mi ha dato la forza di reagire, di iniziare il corso di italiano e anche quello di cucito, che è la mia passione da sempre”.

 

INTERSOS24 è uno spazio protetto dove sentirsi al sicuro

 

A INTERSOS24 le donne rifugiate trovano uno spazio dove potersi sentire al sicuro, partecipare ad attività formative, ricreative e, soprattutto, prendere parte a una piccola comunità fatta di donne e bambini di passaggio o che vivono quel posto più a lungo e che condividono parte della loro vita insieme a operatori e operatrici. Un vero e proprio Safe Space che dal 2018 dà accoglienza e rifugio anche a donne esposte o sopravvissute a violenza di genere o sessuale o a sfruttamento sessuale lavorativo. Con la guerra in Ucraina, in questo spazio sono state accolte e supportate 10 donne rifugiate dal Paese.

 

In Ucraina lavoravo come sarta in un piccolo atelier della mia città”, dice Oxana, “non avrei mai potuto immaginare tutto questo; una guerra devastante, la fuga da casa, una vita da rifugiata qui in Italia. Oggi posso dire di sentirmi al sicuro ma la mia bambina non può avere solo ricordi di guerra e di ospedali. Mi sono sentita sopraffatta dal terrore per mesi interi ma, ora che viviamo qui, non c’è giorno che non mi senta grata per aver incontrato queste persone e questo posto. Il mio corpo è lo stesso di un anno fa ma la mia anima è più forte”.