Nella baraccopoli di Borgo Mezzanone, in provincia di Foggia, le donne sono circa il dieci per cento. Molte di loro finiscono nella rete della prostituzione, riportando traumi fisici e psicologici.

 

“Mi chiamo Joy, ho 26 anni e vengo dalla Nigeria”, è così che la conosciamo durante una delle nostre visite nell’insediamento informale dei braccianti della zona della Capitanata, in provincia di Foggia. Joy è una lavoratrice agricola ed è arrivata in Puglia nel 2021.

 

Il lavoro nei campi e la paura di finire nella rete della prostituzione

“Sono sempre rimasta qui, lavorando nei campi e nei magazzini”, racconta mentre attende una visita medica insieme ad altri braccianti fuori la clinica mobile di INTERSOS. “La mia più grande paura è finire nella tratta della prostituzione, il rischio è altissimo qui, ma il lavoro nei campi mi salva dal finire in strada” racconta mentre le persone in fila scorrono davanti a lei. “Non riposo mai, lavoro anche la domenica, mi alzo alle 3.30 del mattino e alle 4.30 prendo il camioncino che ci porta nei campi. Quando rientro a casa è oramai pomeriggio. Mangio una volta al giorno, solo la sera perché mentre lavoro non ho tempo e posso solo bere acqua, tanta acqua per riuscire a resistere al caldo”.

“Prima vivevo a Reggio Emilia ed ero riuscita ad ottenere i documenti di permanenza temporanea, ma poi sono scaduti e sono fuggita. Mi servivano i soldi e solo con questo lavoro riesco ad avere ogni giorno qualcosa con cui procurarmi da mangiare. Anche se è stancante e pericoloso”.

 

Cosa fa INTERSOS nella provincia di Foggia

 

Daniela Zitarosa, referente dei progetti di INTERSOS in Capitanata, racconta: “I migranti che incontriamo presentano complicanze legate quasi sempre al lavoro che svolgono nei campi e alle loro dure condizioni di vita. Si tratta, in particolare, di patologie afferenti ai dolori muscolari, osseo-articolari, causati dai movimenti che fanno durante la raccolta e dalle tante ore passate piegati; e problemi che interessano il tratto gastro-intestinale generati da una cattiva alimentazione”.

Negli ultimi anni l’area del foggiano ha visto un incremento nel numero dei lavoratori stagionali che, secondo i dati più recenti, si aggira tra i 2.000 durante l’inverno e 6.500 in estate.
Le principali attività portate avanti dal nostro team medico riguardano l’inclusione sanitaria di persone vulnerabili, attraverso assistenza medica, servizi di orientamento e accompagnamento sanitario, e anche sessioni di promozione della salute.

Al tramonto arriva il turno di Joy. Accompagnata da un’altra donna entra nella clinica per farsi visitare. Oggi le sue condizioni fisiche non sono gravi, riporta tutta la stanchezza del duro lavoro nei campi, del caldo torrido che brucia la pelle lasciando segni evidenti sulle braccia e sul volto e qualche fastidio allo stomaco. Cosa pensa e come si sente psicologicamente, invece, è difficile da decifrare: “Non so quando andrò via da qui, non so dove altro andare, devo resistere ancora e continuare a lavorare. Questa, per ora, è l’unica cosa che posso fare”.

 

foto di Martina Martelloni