A settembre, nel giro di pochi giorni, sono stati varati due decreti-legge che riportano l’Italia indietro in tema di accoglienza dei migranti e diritti dei minori.

La questione migrazione in Italia continua ad essere oggetto di numerosi dibattiti e diversi posizionamenti. A distanza di soli dieci giorni, nel mese di settembre, sono stati varati due nuovi decreti-legge. Per logica temporale, occorre partire dai fatti accaduti il 12 settembre a Lampedusa quando 120 imbarcazioni sono approdate sulle coste dell’isola facendo arrivare in meno di 24 ore circa 7mila migranti. Da quel giorno a seguire ci sono stati altri arrivi e anche vittime in mare, come quella del neonato di soli cinque mesi morto annegato durante il tentativo di sbarco di migranti da un natante.

Il 19 settembre scorso il Governo italiano, risposta agli sbarchi di circa 7mila migranti in meno di 24 ore a Lampedusa, ha presentato in Consiglio dei Ministri il Decreto-Legge n.124 denominato “Disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione, per il rilancio dell’economia nelle aree del Mezzogiorno del Paese, nonché in materia di immigrazione” pubblicato poi in Gazzetta Ufficiale il giorno 21. Il DL contiene due articoli che prevedono nuove norme sulla permanenza dei migranti irregolari nei CPR (Centri Per il Rimpatrio). Il primo concerne le tempistiche di permanenza all’interno delle strutture, prevedendo un innalzamento del limite massimo consentito dalle attuali normative europee: 6 mesi, prorogabili per ulteriori 12, per un totale di 18 mesi prima di essere espulsi dal territorio italiano. Il secondo articolo, invece, dà il via ad un piano straordinario per la costruzione, in tutta Italia, di nuove strutture per i rimpatri.

Ad oggi l’Italia dispone di nove CPR attivi con una capacità complessiva di soli 493 ospiti. I Centri per il rimpatrio sono luoghi di detenzione per le persone che non hanno un permesso di soggiorno valido per rimanere in Italia. In attesa di essere espulse rimangono chiuse in strutture spesso fatiscenti. Più volte, negli ultimi anni, sono emerse denunce sulle condizioni disumane e degradanti in cui vengono fatti vivere qui i migranti. Inoltre, è dimostrato che il tempo di permanenza nei centri non è mai realmente quello previsto dalla legge ma i migranti sono costretti a rimanere nelle strutture per molti più mesi del previsto.

Il 27 settembre c’è stato un secondo Consiglio dei ministri nel quale il governo ha approvato un nuovo decreto-legge su sicurezza e immigrazione. Si torna a parlare dei rimpatri, prevedendo procedure di accelerazione per coloro che causano problemi di ordine pubblico e si affronta la complessa questione dei MSNA- minori stranieri non accompagnati. Il Governo vorrebbe irrigidire le procedure di entrata mettendo in dubbio la minore età dei migranti che si dichiarano, appunto, minorenni. La misura prevede che vengano eseguiti controlli sull’età dei migranti attraverso “rilevamenti antropometrici”, come ad esempio esami a raggi X. Una modalità invasiva che non garantisce nessuna efficacia e che va contro la base della normativa vigente che tutela l’interesse del minore grazie a un processo di determinazione dell’età tramite un processo socio-antropologico partecipato. Totalmente l’opposto dell’inefficace e inattendibile metodo ora riproposto. Il tutto dovrebbe avvenire con l’autorizzazione di un tribunale dei minori, dopodiché si dovrebbe procedere con l’espulsione se gli esami certificano che la persona in questione ha più di 18 anni.

“È scandalosa anche la possibilità, prevista nel decreto, di far ospitare minori in strutture di accoglienza ordinarie per adulti”, dice Cesare Fermi, direttore progetti INTERSOS Italia. “Con il decreto legge approvato in Consiglio dei ministri  –spiega– non si affronta alcuna emergenza, ma si peggiora solo la situazione dell’accoglienza portando l’Italia su posizioni mai avute prima sul fronte dei diritti dei minori. Che obiettivo reale può avere un provvedimento simile? Questo provvedimento contrasta con le convenzioni internazionali a difesa dei minori e della protezione del loro primario interesse”,continua Fermi. A conferma di ciò si ricorda la recente condanna al risarcimento del danno dell’Italia da parte della CEDU – La Corte Europea per i Diritti dell’Uomo – per avere abusivamente trattenuto una minore in un centro per adulti.

Secondo il Ministero dell’Interno, soltanto nel 2023 oltre 120.000 migranti sono arrivati in Italia via mare, tra i quali 11.649 minori non accompagnati. Numeri in crescita rispetto al 2022, quando nell’intero anno sono giunte in Italia 105mila persone e non era ancora stato siglato il memorandum tra l’Unione Europea e la Tunisia. Un accordo firmato a luglio 2023, con il quale si stabilisce l’invio di 105 milioni di euro al governo del presidente tunisino Kais Saied per la gestione delle frontiere e, di fatto, la riduzione delle partenze. La rotta tunisina è diventata la più battuta da chi cerca di attraversare il Mediterraneo ma la instabile e insicura situazione economico-politica interna al paese sta generando un’incapacità di gestione del fenomeno, con aumento di casi di violazione dei diritti umani a danno dei migranti.

INTERSOS, che in Italia opera in supporto alle persone in condizioni di vulnerabilità e della loro inclusione sociale dal 2011 con progetti di protezione, assistenza legale, supporto psicologico e medico a Roma, Foggia e Palermo, ha raggiunto circa 23.600 persone dal 2020 ad oggi, molti di questi sono minori non accompagnati. Soltanto nella regione Lazio sono stati accolti circa 1300 ragazzi e ragazze nelle strutture adibite, a questi si aggiungono tutti quei minori stranieri soli in transito che spesso dimorano in strada o a ridosso delle stazioni di Roma Termini o Roma Tiburtina, luoghi dove le lo staff INTERSOS si è recato costantemente negli ultimi anni, in collaborazione con UNICEF Italia, per individuare e assistere le persone più vulnerabili.

 

Foto di Martina Martelloni