“La migrazione è una questione dominante in quasi tutti i paesi dove interveniamo; essendo un’ organizzazione umanitaria rispondiamo ai bisogni delle persone in movimento. Dall’inizio della sua storia Intersos ha sempre lavorato con i bisogni degli sfollati o dei profughi: nel Corno d’Africa, con profughi somali in Yemen, nel Darfur, ecc.”

Di buona parte questa storia Cesare Fermi è stato testimone diretto. Ora è responsabile della Unità Migrazione di Intersos, nata ne 2011 con il compito di coordinare i progetti di aiuto in Italia, Europa e lungo le rotte migratorie.  Un punto fermo, da cui partire: “Noi non operiamo in base ad una distinzione tra i cosiddetti migranti economici e i rifugiati, ma rispondiamo ai bisogni e alle esigenze di protezione degli individui in quanto tali.

Negli ultimi anni, il settore delle migrazioni è diventato chiave nell’intervento di Intersos. Come l’organizzazione ha adattato il proprio intervento per rispondere a questo fenomeno epocale?

Nel 2010, con l’arrivo di flussi migratori sempre più importanti in Europa, è diventato chiaro che un’Ong umanitaria non poteva esimersi dal lavorare sul proprio territorio e nel 2011 è stata creata l’Unità Migrazione che inizialmente si intitolava “Unità Mediterraneo”. Poi, abbiamo aperto dei progetti lungo tutta la rotta migratoria, dal Niger alla Libia. In Italia, nonostante la migrazione ci esponesse ad una forte esposizione politica, abbiamo deciso di lavorarci in modo non strettamente emergenziale (dalla tipologia di finanziamento alla selezione dello staff) ma in sinergia con le associazioni già esistenti sul territorio. Uno dei nostri programmi di punta è PartecipAzione, un progetto che dà la possibilità alle associazioni di giovani rifugiati, che lavorano insieme ai residenti italiani, di rafforzarsi e di crescere affinché creare maggiori opportunità d’inclusione sociale.

Quali sono stati i maggiori risultati del 2018?

Sono stati tanti. Tra questi menzionerei la nascita di INTERSOS 24, il nuovo centro di cure primarie e accoglienza per minori stranieri non accompagnati nel quartiere di Torre Spaccata, alla periferia est di Roma, aperto 24 ore al giorno, con attività didattiche diurne e non solo accoglienza notturna. La vera novità è, annesso al centro, l’apertura di un ambulatorio specialistico riconosciuto dall’Asl, gratuito per la popolazione del territorio, sia per tutti i migranti che per i residenti romani in difficoltà, dove trovare cure primarie, visite specialistiche, uno sportello di ascolto gestito da operatori specializzati (una psicologa). Un ambulatorio sociale e popolare, aperto alle associazioni locali, che mira a rispondere alle vulnerabilità specifiche presenti in questo territorio. Alla paura, rispondiamo con l’inclusione. Il progetto medico che abbiamo realizzato a Foggia è l’unico ad offrire cure primarie ai lavoratori stagionali nell’insediamento informale dove vivono tra le 5 e le 7mila persone in condizione di grandissimo disagio. Con 2 unità mobili, viene fornita assistenza medica ed orientamento ai servizi socio-sanitari a Borgo Mezzanone, Rignano Scalo, e altri 3 insediamenti nella zona.. E in fine rimane per noi come esempio  di ottima pratica l’ambulatorio di Crotone, nato nel 2014 come ambulatorio aperto a migranti in collaborazione con le associazioni del sociale Crotonese ea poi convertito in un ambulatorio sociale aperto a tutta la cittadinanza riconosciuto e gestito dall’Asl che beneficerà del Fondo Europeo per la Migrazione fino al 2021. E poi ci sono tanti altri progetti da Ventimiglia alla Sicilia.

Quali saranno le maggiori sfide del 2019?

Essendo operativi lungo la rotta migratoria dalla Niger alla Libia, in Camerun, Grecia e in Italia, vorremmo ottimizzare il nostro posizionamento geografico esistente.

In un contesto di crescente criminalizzazione della solidarietà, Intersos non lavora più sulle navi della guardia costiera italiana…

Intersos è intervenuta in collaborazione con UNICEF nelle operazioni SAR della Guardia Costiera Italiana finché la guardia costiera italiana era operativa nella zona SAR (zona Search and Rescue). Quando ha smesso le sua attività di salvataggio il progetto si è formalmente chiuso. Però siamo contenti di avere inserito la child protection nelle procedure operative standard della guardia costiera italiana.

In che cosa consiste l’intervento in Libia dove sono intrappolati migliaia di profughi?

Intersos è operativa in Libia, a Tripoli, con l’apertura di un centro di alto livello per la tutela dei minori non accompagnati, per fornire protezione e attività didattica e ricreativa informale.

In un momento storico di chiusura delle frontiere da parte dell’Unione Europea e di crescenti sgomberi e respingimenti, come l’intervento di Intersos riesce a mantenere alti i valori umanitari e umani?

Per la nostra esperienza, il fenomeno del movimento di persone è fisiologico nella storia dell’umanità; va gestito e non fatto oggetto di paure, di visioni distorte e di speculazione politica. A maggiore ragione, in questo momento, con le guerre sempre più vicine all’Europa (come la Libia e la Siria), è normale che i profughi vengano nella sponda sicura più prossima. Noi continueremo a preservare la salute e la dignità delle persone. L’Europa subisce la questione migratoria, senza essere capace di dare una risposta pro-attiva. Quanto all’attualità politica, è triste dover constatare come i Governi creino nuovi bisogni umanitari, come quelle persone buttate per strada per un decreto (NdA: il cosiddetto “decreto di sicurezza”), nel cuore dell’Europa, che dovrebbe tutelare i diritti umani.