Testimone di una cultura millenaria, la comunità Rom celebra l’8 aprile la sua giornata internazionale. Una ricorrenza che spinge a guardare a questo popolo con occhi diversi, più curiosità e meno pregiudizi. Un momento di festa e condivisione particolarmente sentito dalla nostra missione in Moldavia che, all’integrazione delle persone Rom, ha dedicato, dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina, una parte consistente delle sue attività e che in questi giorni ha organizzato un ricco programma di eventi insieme alla comunità e alle istituzioni.

 

“Noi di INTERSOS crediamo che riconoscere e celebrare la Giornata Internazionale dei Rom rafforzi gli individui e la comunità rom affermando la loro identità, dignità e diritti – afferma Marco Buono, nostro capo missione nel Paese – Attraverso l’organizzazione di eventi musicali e culturali, intendiamo rinnovare il nostro impegno a promuovere diritti e benessere del popolo rom e contribuire a una più ampia sensibilizzazione sulle sfide e sulle discriminazioni che la comunità affronta”.

 

La comunità Rom è profondamente radicata in Moldavia. La mappatura più recente ha contato 27mila persone, ma per una serie di difficoltà – riluttanza a dichiarare le proprie origini per il timore di discriminazioni, carenza di documentazione legale, migrazioni – il numero potrebbe essere molto più alto. Di sicuro, sappiamo che nella primavera estate del 2022, tra i milioni di profughi in fuga dal conflitto in Ucraina, ci sono anche oltre 100.000 rom. E che l’arrivo di famiglie rom in fuga dalla guerra ai confini moldavi ha creato nuove sfide di convivenza.

 

Come per Elena, una donna che incontriamo con la sua famiglia nel villaggio di Purcari, vicino al punto di confine di Palanca, sulla strada per Odessa, in una regione famosa per le sue colline verdi e i vini pregiati. Allo scoppio della guerra, Elena era incinta, ha avuto un parto difficile, ha perso il bambino, sarebbe stato il suo ottavo, e ha rischiato di morire lei stessa. Poi la fuga, il lento adattamento, le difficoltà di sostenere una famiglia ampia, in cui è presenta anche un parente disabile. Ma pian piano la vita è ripresa: ora Elena è tornata a lavorare, facendo piccoli commerci con l’Ucraina, e nella sua nuova casa in Moldavia si sente al sicuro, accettata.

 

“I rom sono legati da un elemento comune: la diversità” – racconta lo storico Ion Duminică – “La popolazione rom presenta tanti aspetti diversi: dal colore della pelle, alla lingua che parla, alle case che possiede, allo status economico.”

 

Una diversità che è ricchezza, ma trascina con sé anche una serie di stereotipi ostili e coriacei, che si traducono in complesse sfide di integrazione: livelli di scolarizzazione nettamente al di sotto della media, difficoltà a trovare lavoro, povertà estrema. Forme di discriminazione latente o palese che scatenano a loro volta “reazioni avverse”, o “meccanismi di adattamento negativi”, come vengono chiamati nel linguaggio della protezione umanitaria, come il ricorso al lavoro minorile per contribuire al sostentamento della famiglia.  

 

I programmi di protezione umanitaria condotti da INTERSOS si concentrano nel fornire un aiuto concreto alle persone. E quindi: garantire accesso ai servizi essenziali, a partire dai servizi sanitari, anche fornendo consulenze mediche gratuite; migliorare le condizioni economiche delle famiglie, ad esempio attraverso la distribuzione di beni per la casa, come lavatrici e frigoriferi; fornire assistenza legale per i rifugiati; offrire supporto psicosociale nei centri frequentati da persone rom; sostenere l’accesso dei minori al sistema scolastico. Elementi essenziali per migliorare la condizione materiale delle famiglie rom, offrendo risposte ai bisogni delle persone più vulnerabili, in primis donne, anziani e bambini.

 

Ma non solo: perché all’assistenza materiale si affianca un capillare lavoro culturale, per ricostruire tradizioni, memorie, espressioni artistiche che rendono la comunità più forte, perché più consapevole di sé, creano ponti di dialogo e favoriscono un’integrazione fondata sulla conoscenza.

 

I gruppi etnici rom sono divisi in tre grandi categorie: rom tradizionali con un’identità accentuata, rom parzialmente integrati con un’identità frammentata e rom assimilati con un’identità nascosta. L’assimilazione, la negazione delle proprie radici, spesso non rappresenta una scelta libera, ma una costrizione, nel tentativo di trovare un lavoro, o uscire da una condizione di esclusione sociale e povertà insostenibile. Una forma di violenza, in sostanza, che rischia di cancellare la ricchezza di una cultura unica al mondo.