Con il sostegno dell’Unione Europea, finora abbiamo aiutato più di 5mila donne sopravvissute a riconquistare autonomia e indipendenza

 

 

È difficile immaginare cosa possa significare essere una giovane mamma rifugiata in un Paese sconosciuto. È la storia di Noha, una donna siriana di quarant’anni che si è stabilita in Libano, a Beirut, nel quartiere di Chouf. Un appartamento fatiscente è tutto quello che poteva permettersi. A rendere l’ambiente poco sicuro non sono state solo le difficoltà tipiche di chi fugge dal proprio Paese, ma anche un vicino di casa troppo amichevole e invadente, che ha iniziato ad abusare di lei e a seguirla anche fuori dalle mura domestiche.

 

Fino a quando Noha ha incontrato l’assistente sociale del nostro centro di Bchamoun, nel governatorato del Monte Libano, insieme ad altre donne nella sua stessa condizione. Lì ha scoperto che c’era qualcuno pronto ad aiutarla e che c’era un numero di telefono che poteva chiamare in caso di emergenza. Così si è fatta coraggio e si è messa in contatto con le operatrici di INTERSOS con cui ha cominciato un percorso psicologico. Ha trovato la forza di riprendere in mano la sua vita e andar via da quell’appartamento e, grazie a un aiuto economico da parte di INTERSOS, ha trovato un alloggio in un altro quartiere.

 

Mentre Noha non aveva programmato di ritrovarsi da sola in casa con un estraneo violento, Sarah non aveva capito che sarebbe stata vittima delle violenze dell’uomo che aveva deciso di sposare. Dopo un primo matrimonio finito male, si è risposata e ha avuto il suo terzo figlio con quello che sarebbe diventato il suo aggressore. Un uomo che ha abusato di lei e non ha mai accettato la presenza degli altri due figli della donna, decidendo di rimandarli in Siria. Sarah, vulnerabile fisicamente ed emotivamente, ha provato disperatamente a fermare il marito.

 

Senza mezzi o risorse a disposizione, Sarah si è rivolta alle nostre assistenti sociali, ed è stata aiutata a fuggire da quella casa insieme ai bambini. Per guadagnare qualche soldo, si è proposta di pulire l’intero edificio e aiutare alcune donne con le faccende domestiche per poter rimanere nella casa che stava ospitando lei e i suoi figli. Ed è riuscita a racimolare abbastanza da poter garantire i bisogni primari della sua famiglia. Poi, grazie al sostegno economico ricevuto da INTERSOS, è riuscita a trasferirsi in una casa più sicura e a pagare l’affitto. Nonostante le difficoltà economiche rimangano, Sarah fa di tutto per rimanere indipendente, cercare una stabilità lavorativa e stare lontana dagli abusi del marito.

 

Aiutiamo le donne sopravvissute a violenza di genere

 

La violenza contro le donne vuol dire violenza fisica, psicologica ed emotiva. In Libano, con il sostegno dell’Unione Europea, aiutiamo le donne che sono sopravvissute a violenza di genere nel governatorato del Monte Libano e nel Sud del Paese, attraverso due spazi sicuri in cui offriamo sessioni di sensibilizzazione e sostegno psicologico rivolte a persone vulnerabili o con disabilità. Se questo può garantire la loro autonomia e indipendenza, aiutiamo le persone prese in carico anche a livello economico, assicurandoci che abbiano le risorse per allontanarsi dai propri aggressori. Per poter facilitare l’accesso ai servizi di protezione, abbiamo creato una linea telefonica che chiunque può chiamare per chiedere aiuto. La linea telefonica è un punto di partenza per la richiesta di aiuto da parte di persone a rischio di violenza, che possono rimanere nell’anonimato. Inoltre, portiamo avanti programmi di sensibilizzazione con l’aiuto di assistenti sociali e volontari e volontarie della comunità locale su violenza di genere, matrimoni precoci e fuoriuscita dalla violenza. Ad oggi abbiamo assistito più di 6.967 persone, di cui 5.090 donne.

 

Dal 2006 operiamo in Libano e dal 2013 rispondiamo ai bisogni provocati dalla crisi siriana. INTERSOS è presente in tutti i governatorati del Libano, con quattro basi operative a Beirut, Tripoli, Zahle e Tiro. Ci occupiamo di sostegno psicosociale e assistenza legale ai gruppi vulnerabili e alle persone sopravvissute a violenza di genere o a rischio.

 

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