Il nostro progetto, nato durante la pandemia di Covid-19 con il sostegno di BPRM, si concentra sul benessere delle donne e dei bambini vulnerabili nelle regioni della Beqaa e Nabatiyeh

 

(foto di Martina Martelloni)

 

Abir è una donna libanese divorziata di 48 anni che ha dovuto affrontare numerose sfide e difficoltà quando ha deciso di allontanarsi dal marito, che aveva un’influenza negativa su tutta la sua famiglia. Determinata a costruire una vita migliore per sé e le sue figlie, ha deciso di cercare una casa in affitto a Kabrikha, nel distretto di Marjeyoun. Qui, però, ha iniziato a subire le molestie del proprietario di casa, che ha approfittato del suo status di donna divorziata, sola senza una fonte di reddito, per ricattarla in cambio di favori sessuali.

Nonostante la paura, Abir ha deciso di trasferirsi nuovamente, questa volta nel distretto di Nabatiyeh, dove ha iniziato la ricerca di un nuovo lavoro. È qui che è entrata in contatto con INTERSOS, e nello specifico con un’assistente sociale del team che lavora per raggiungere le persone vulnerabili che potrebbero non essere consapevoli della loro condizione e dei servizi a cui possono accedere. Abir è stata dunque presa in carico.

Dopo il primo incontro con il team di INTERSOS, la donna ha avuto accesso a numerosi servizi, tra cui l’assistenza economica, il supporto psicologico di gruppo e un percorso di formazione professionale. L’assistenza economica per sei mesi è stata fondamentale per la sua sopravvivenza, le ha permesso di evitare lo sfratto e le ha garantito la stabilità necessaria per iniziare a ricostruire la propria vita. Inoltre, ha avuto l’opportunità di partecipare a un corso di cucito professionale che ha aumentato le possibilità di trovare lavoro.

La storia di Abir rappresenta solo un esempio delle sfide quotidiane che le donne affrontano in Libano. Hala, ad esempio, è una donna siriana di 20 anni, sposata e madre di due bambini, che si è trovata improvvisamente separata dal marito a causa di una disputa legale. Questa separazione la ha resa capofamiglia in un contesto culturale in cui è tradizionalmente il marito a lavorare e a essere responsabile dei figli. Inoltre, Hala non è entrata in Libano legalmente, e questo la fa vivere nella costante paura di essere scoperta e rimpatriata in Siria.

Per cercare di mantenere la sua famiglia, ha iniziato a lavorare come addetta alle pulizie, subendo molestie da parte del datore di lavoro. Consapevole di aver bisogno d’aiuto per sé e i suoi figli, Hala ha contattato INTERSOS tramite il numero telefonico diretto per l’assistenza sociale, strumento che usiamo per accorciare le distanze con le persone che possono aver bisogno di aiuto e che ci permette di ascoltare attentamente richieste ed esigenze, offrire informazioni, consigli e indicazioni su servizi e risorse disponibili e valutare l’inizio di un percorso di sostegno.

Hala ha ricevuto assistenza legale da parte del nostro staff esperto: la documentazione legale riveste un ruolo fondamentale nelle vite dei rifugiati siriani, ed è per questo che il nostro team ha aiutato Hala ad ottenere il riconoscimento legale del suo matrimonio e il certificato di nascita del suo bambino.

Grazie al sostegno di BPRM (Bureau of Population, Refugees, and Migration), in Libano ci prendiamo cura di persone come Abir e Hala, offrendo servizi di protezione a tutto tondo. Le storie di Abir e Hala ci mostrano che tutto può migliorare quando le persone hanno a disposizione i mezzi e l’aiuto adeguato. Grazie al supporto di BPRM ci occupiamo di garantire servizi essenziali per l’indipendenza delle donne a rischio o che sono sopravvissute a violenza di genere.

Il nostro progetto, sviluppato in risposta alla pandemia di Covid-19, si concentra sul benessere delle donne e dei bambini vulnerabili nelle regioni della Beqaa e Nabatiyeh. Il nostro obiettivo è offrire assistenza a quasi 20mila persone e sensibilizzarne oltre 42.000 su questioni legate alla protezione e alla decostruzione di stereotipi di genere. La crisi umanitaria in Libano, aggravata dal collasso economico che il Paese sta affrontando dal 2019, non fa che peggiorare la condizione di migliaia di donne e ragazze. Con oltre 1,5 milioni di rifugiati siriani, l’inflazione che ha raggiunto il 157,9% nel primo trimestre dell’anno e la carenza di carburante, cibo e medicine, in Libano si assiste a una drastica riduzione dello standard di vita e ad un significativo aumento dei livelli di povertà. Secondo i dati dell’UNHCR, circa il 23% dei libanesi è caduto nella povertà estrema, mentre il 91% dei siriani sfollati vive con meno di 3,8 dollari al giorno.