L’emergenza freddo si aggiunge alle difficoltà di un Paese in crisi da dieci anni

 

Raccontare la Siria di questi anni è come ripetere la stessa narrazione per molto, moltissimo tempo. Il 15 marzo ricorrono i dieci anni dall’inizio del conflitto, una condizione che trascina dietro di sé una popolazione lacerata internamente e disgregata al di fuori dei confini territoriali. 

 

Cosa succede in Siria oggi

 

La Siria conta quasi 7 milioni di sfollati interni, il numero più alto al mondo. A questi si sommano altri 5,6 milioni di siriani fuggiti dal loro Paese. Ad oggi, tra le aree più colpite dall’emergenza umanitaria, c’è quella di Idlib, situata nel nord della Siria. Gli ultimi dati forniti dal World Food Programme, indicano la cifra di 9,3 milioni di persone (il 46% della popolazione totale) in crescente insicurezza alimentare. Ad un anno dall’inizio della pandemia di COVID-19, la Siria si ritrova a dover affrontare le conseguenze sanitarie e sociali della diffusione del virus con solo metà delle strutture mediche pienamente funzionanti.

 

“Vediamo e viviamo in una crisi in crescita ogni singolo giorno. Ogni giorno emergono emergenze diverse: cibo, elettricità, povertà, freddo”, racconta Fadi Elias operatore umanitario INTERSOS in Siria, “Dall’inizio della crisi non ci sono mai stati momenti di miglioramento, anche per gli operatori umanitari la situazione è sempre più complessa. Operare in un contesto come questo è davvero difficile. L’economia è al collasso, la miseria aumenta.” 

 

Le condizioni in cui vive la popolazione siriana 

 

La popolazione siriana ha bisogno di ogni bene primario, ci sono circa 10 milioni di persone in stato di urgente bisogno umanitario. Vivono in povertà, in piena pandemia. “Non riusciamo ad aiutare tutti perché la mole di aiuto da dare è davvero enorme, da ogni punto di vista. A questo va aggiunta la difficoltà di accesso in diverse aree del paese, zone rurali o sotto controllo militare che quindi restano scoperte all’intervento delle Ong.” INTERSOS opera in Siria dal 2019, principalmente con interventi sanitari mirati alla salute primaria, alla tutela dell’infanzia e all’istruzione in emergenza nei governatorati di Rural Damasco e Hama. 

 

Per Naram Nasra, anche lui operatore umanitario INTERSOS in Siria, l’arrivo della pandemia ha sicuramente aggravato una situazione già in emergenza. “Nel governatorato di Hama stiamo vedendo un numero crescente di sfollati e migranti di ritorno. Prosegue anche la minaccia terroristica (Isis) e la situazione finanziaria è in deterioramento: il 90% della popolazione vive sotto la soglia di povertà.” Lo scenario che ogni giorno si prospetta davanti al nostro staff è un allarme crescente: “abbiamo assistito ad un aumento del numero di persone che cerca aiuto dalle Ong presenti sul territorio, sta diventando davvero complesso poter assistere questo gran numero di persone”.

 

L’intervento di INTERSOS per rispondere all’emergenza freddo

 

Tra le azioni messe in campo da INTERSOS, anche per il 2021, è in partenza entro la fine di febbraio per concentrarsi nelle due settimane successive un progetto detto di “winterization”: un supporto alla popolazione sfollata nel pieno freddo dell’inverno. L’intervento avrà luogo nelle aree settentrionali del governatorato di Hama, nelle zone rurali meridionali del governatorato di Idlib e nel governatorato di Rural Damascus. “Provvederemo a distribuire 1100 kit per l’inverno a famiglie bisognose di aiuto per un totale di circa 5500 persone (considerando nuclei familiari con in media 5 persone ciascuno). Di questa cifra circa la metà è composta da minori”, spiega Naram. “Ci sono due tipi di kit, il primo indirizzato a donne e minori, contenenti beni specifici per le loro esigenze, il secondo kit è adatto a tutti i componenti della famiglia.”

 

Il 70% della zona di Idlib è distrutta in maniera totale o parziale, la maggior parte delle persone che vivono lì tenta di tornare nella propria terra di origine, nella propria casa. Spesso, però, non hanno accesso all’assistenza umanitaria, soprattutto per via delle difficoltà che hanno le Ong nel raggiungere queste aree. “Le temperature d’inverno scendono moltissimo, spesso anche sotto lo zero soprattutto nell’area nord di Hama e per questo INTERSOS sta cercando di provvedere ad intervenire distribuendo kit adeguati all’emergenza freddo”, afferma Naram.

 

Attualmente gran parte di queste persone vive in insediamenti informali, quartieri in macerie, edifici danneggiati. Le loro case sono andate distrutte e alcuni di loro, non trovando più nulla, si spostano ancora in altre aree o governatorati circostanti per cercare riparo. L’inflazione, la crisi economica non aiuta il ritorno alla vita per queste persone. Fadi prova a raccontare quello che vede ogni giorno nel suo paese, tra i suoi concittadini: “Ci sono famiglie che vivono in una sola stanza, famiglie numerose. Non potete immaginare la complessità che vive questa gente nel cercare di far ripartire la quotidianità in un paese devastato”.

 

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