TERREMOTO IN TURCHIA E SIRIA, SIAMO IN PRIMA LINEA PER AIUTARE LE PERSONE COLPITE 

 

 

Nella notte tra il 5 e il 6 febbraio, un forte terremoto con epicentro vicino alla città di Gaziantep, in Turchia, ha colpito vaste zone della Turchia sud-orientale e della Siria settentrionale. Con una magnitudo di 7,8, il terremoto è stato avvertito anche in diversi Paesi del Medio Oriente, come Iraq e Libano. Al momento si contano oltre 50.000 morti, ma la stima dei danni è ancora difficile da quantificare. Altre forti scosse di terremoto hanno continuato a colpire il confine tra i due Paesi. Dalla prima scossa ad oggi abbiamo aiutato più di 12.500 persone.

 

Nella giornata di lunedì 6 febbraio, abbiamo immediatamente attivato le nostre squadre di emergenza in Siria, dove morti, feriti e danni sono stati registrati soprattutto ad Aleppo, Hama, Idlib, Lattakia e Tartous. Almeno 50.000 famiglie sono state sfollate ad Aleppo, Hama, Lattakia e Homs. Molti sono rimasti senza casa e alcuni non hanno riportato alle autorità locali i danni che hanno subito le loro case per paura di essere costretti a lasciarle senza trovare alternative migliori. Dai primi giorni di marzo, il Presidente siriano ha emesso un decreto che consente ai cittadini colpiti dal sisma di ricevere un prestito per riparare e mettere in sicurezza le loro case.

 

Fin da subito abbiamo attivato una clinica mobile con un medico, un’infermiera e un addetto alla registrazione dei dati nella parte meridionale del Governatorato di Idlib, in particolare ad Hamdaniyeh e Sinjar, dove la popolazione è stremata da dodici anni di conflitto, dalla mancanza di servizi di base e la diffusione di malattie trasmissibili come il colera. La maggior parte degli edifici è stata distrutta e, oltre all’altissimo numero di persone sfollate, in queste zone uno dei problemi più urgenti è la carenza di medicine e materiale medico, insieme alla mancanza cronica di servizi di base e un diffuso bisogno di assistenza alimentare.

 

Nel Governatorato di Hama, fin da subito sono state attivate tre unità mediche composte da un medico, un infermiere o una ostetrica e un addetto alla registrazione dei dati. In particolare, stiamo supportando l’Hama National Hospital, dove arrivano moltissimi feriti e casi gravi e mancano medicinali e materiali medici. Tra le figure sanitarie presenti ci sono anche una ginecologa e una pediatra per visitare donne e bambini. In particolare, sono state riscontrate soprattutto infezioni urinarie per le donne e infezioni respiratorie, come bronchiti e tonsilliti, per i bambini. Svolgiamo attività di supporto psicologico per aiutare le persone sfollate e attività ricreative all’aperto.

 

Le nostre unità mediche continuano a raggiungere zone remote del Governatorato di Hama e Idlib dove negli ultimi giorni circa 4.200 persone hanno ricevuto visite mediche. Inoltre, finora abbiamo distribuito 2252 dignity kit, contenenti prodotti per l’igiene e la salute femminile, 1727 kit per contrastare il freddo invernale 499 kit igienici per gli sfollati; le distribuzioni di beni essenziali aumenteranno nei prossimi giorni. Dall’inizio di marzo, in coordinamento con il Ministero della Salute, i kit sono stati distribuiti anche agli studenti nelle scuole. Oltre alle attività mediche e di sostegno psicologico, lo staff sta realizzando sessioni di sensibilizzazione per la comunità sulle procedure di sicurezza in caso di altre scosse e per il personale sanitario locale su norme igieniche e sull’alimentazione infantile.

 

Dalle attività ricreative emerge che tra la popolazione colpita, molti mostrano segni di disturbo post-traumatico da stress, tra cui ansia, attacchi di panico, disturbi del sonno, depressione e sintomi di sindrome da vertigini post-terremoto. Anche i bambini soffrono di angoscia e attacchi di panico. Uno dei problemi riscontrati è attualmente il sovraffollamento nei rifugi collettivi dove le condizioni di sicurezza diventano via via più precarie. Preoccupa la possibilità di diffusione del colera e di malattie trasmesse tramite acqua contaminata.

In Siria, prima del sisma, quasi tutta la popolazione già dipendeva dagli aiuti umanitari per far fronte ai bisogni primari. Con la catastrofe improvvisa del terremoto, si aggravano le condizioni di milioni di persone che vivevano nei campi, in ripari di fortuna e in edifici inagibili, senza accesso ai servizi di base come l’acqua, la salute e l’elettricità. Le rigide condizioni climatiche, con temperature spesso sotto lo zero, sono un’ulteriore minaccia per la sopravvivenza di centinaia di migliaia di persone.

INTERSOS è in Siria dal 2019, dove è impegnata a garantire protezione alle persone più vulnerabili e accesso all’assistenza sanitaria di base. Supportiamo le strutture sanitarie locali, distribuiamo cibo e beni di prima necessità.