La popolazione sfollata fa ritorno nei propri paesi ma trova le case danneggiate o distrutte. Non ci sono servizi e il freddo rende ancora più dure le condizioni di vita.

 

 

A dieci anni dall’inizio del conflitto interno in Siria, nonostante la riduzione dei combattimenti, le condizioni di vita della popolazione continuano a peggiorare e le previsioni per il 2021 non sono ottimistiche. Secondo i dati di UNHCR, l’agenzia Onu per i rifugiati, gli sfollati interni sono 6,7 milioni, a cui si aggiungono gli oltre 6 milioni di rifugiati all’estero.

 

Le aree più colpite

 

Le aree in cui interviene INTERSOS sono le tra più colpite dalla guerra. Si tratta del cuore della Siria, delle zone settentrionali del governatorato di Hama, delle zone rurali meridionali del governatorato di Idlib e del governatorato di Rural Damascus. La maggior parte delle case, in queste zone, è distrutta o danneggiata. Non c’è accesso all’elettricità perché le reti sono state bombardate e la possibilità di reperire acqua è garantita solo dal passaggio di autobotti. Le persone che sono tornate alle loro abitazioni al termine dei combattimenti hanno potuto solo compiere piccole riparazioni, coprendo le finestre e le porte con teli di plastica, ma con l’arrivo dell’inverno e delle temperature sotto lo zero, la situazione per molte famiglie sta diventando insostenibile. Tra i governatorati di Hama, Rural Damascus e Idlib, il numero totale di persone che necessitano di beni non alimentari è di quasi 2 milioni.

 

Aumenta il numero delle persone bisognose di aiuti umanitari

 

Il Global Humanitarian Overview di OCHA in Siria nel 2020 ha registrato, a fronte di una riduzione dei combattimenti, un inasprimento delle condizioni umanitarie e prevede sarà lo stesso nel 2021. Il numero delle persone bisognose di aiuti umanitari – dice l’osservatorio – sta tornando a crescere ai livelli del 2018 (quando era 13 milioni). La popolazione sta subendo l’effetto combinato della crisi sanitaria, accentuata dalla pandemia di COVID-19, della crisi economica e dell’aumento dell’inflazione (il costo del paniere di generi di prima necessità è aumentato del 247% tra ottobre 2019 e ottobre 2020). In particolare, a causa della crisi economica si rileva un preoccupante aumento dell’insicurezza alimentare – in un anno da 7,9 milioni a 9,3 milioni di persone bisognose di aiuto – e della malnutrizione infantile nelle aree nord occidentali del Paese.

 

In prima linea per la protezione

 

In questo contesto, con il supporto dell’Unione Europea, INTERSOS lavora in collaborazione con la Mezzaluna Rossa Araba Siriana (SARC) nell’ambito della protezione delle persone più vulnerabili, in particolare di bambini e di donne sole monoreddito, donne in gravidanza o allattamento, anziani e persone disabili, con attività di supporto psicosociale. A differenza dell’inverno passato, quando l’intervento era concentrato sulla popolazione in fuga dall’offensiva militare nell’area di Idlib, quest’anno le attività di INTERSOS si rivolgono alle persone che, tornate alle loro abitazioni, si trovano a fronteggiare le durissime conseguenze di una guerra.

 

Inoltre, è in previsto un programma di sostegno per il freddo che coinvolgerà 6.600 persone delle quali il 50% donne e il 43% bambini.

 

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