Moldavia, al confine con l’Ucraina curiamo anche gli animali per aiutare i bambini

Per la prima volta abbiamo un veterinario. “Mai visti tanti animali domestici insieme alle persone in fuga da una guerra. Curare gli animali significa anche dare supporto psicologico alle famiglie”

 

 

Palanca, un luogo di confine tra Moldavia e Ucraina. A soli 60 km dai combattimenti si respira un’aria diversa, tante le persone che arrivano, tanta la stanchezza e la preoccupazione, ma anche il sollievo. Non c’è più paura, solo la necessità di rimettere insieme i pezzi e ripartire, questa volta verso l’Europa. Germania, Spagna, Norvegia. A dieci minuti dal valico di frontiera, INTERSOS assieme a UNHCR ha attivato servizi di assistenza rivolti alle persone in transito. Persone e non solo. Incontriamo ogni giorno moltissime famiglie, bambini, anziani, accompagnati dai propri animali domestici. “Il nostro gatto è un membro della famiglia a tutti gli effetti”, ci racconta Irina, tornata a Odessa per recuperare il gatto delle figlie. Mamma di due bambine, è fuggita dai bombardamenti, lasciando indietro il padre e i due animali, un cane e un gatto. Un mese fa con le sue bambine ha raggiunto Berlino e lì si è stabilita. Ma in questi giorni il nostro staff l’ha incontrata di nuovo a Palanca, in compagnia del suo gatto.

 

È la prima volta che nel nostro staff c’è un medico veterinario. “Insieme ai rifugiati, ci sono anche moltissimi animali domestici, specialmente cani e gatti”, racconta Pierangelo Casale, veterinario per INTERSOS in Moldavia. “Assistiamo gli animali – spiega ma allo stesso tempo agiamo sul benessere delle persone. La nostra presenza è sintomo della sensibilità di chi arriva, è la prima volta che accade che le persone in fuga si portino dietro i propri animali domestici. Sono parte della famiglia, se la famiglia scappa, gli animali vanno con loro”.

 

Aiutare gli animali per dare supporto psicologico alle famiglie

 

L’assistenza veterinaria rientra nel quadro più ampio del supporto psicologico alle famiglie e ai bambini costretti a fuggire. Khateline e sua madre sono arrivate da Mykolaiv, assieme al proprio gatto, Tom. Si sono rivolte al nostro veterinario perché a causa dello stress il gatto continuava a rompersi le unghie cercando di aprire la gabbietta. All’inizio non volevano comunicare, erano molto agitate. Poi durante la visita veterinaria, hanno iniziato ad aprirsi e a raccontare la loro storia: il gatto era stato affidato loro da un amico che si era arruolato. Quando sono aumentati i bombardamenti, madre e figlia hanno deciso di lasciare l’Ucraina e di portare anche Tom. “Avevamo paura di non riuscire ad oltrepassare la frontiera perché il gatto non ha il passaporto e ora siamo preoccupate di non trovare un posto che accolga anche gli animali”, spiega Khateline, diretta con la mamma verso la Germania.

 

Anche gli animali domestici, così come le persone, subiscono il trauma del conflitto, arrivano stanchi e spaventati dal viaggio. Pierangelo Casale racconta che la maggior parte soffre di stress, “significa che sono animali abituati a non muoversi molto e questo passaggio veloce e improvviso, assieme ai rumori forti dei bombardamenti, crea stress e preoccupazione. Arrivano qui a Palanca nervosi e spaesati. Prima della visita cerco di tranquillizzarli, ad esempio con l’utilizzo della valeriana”. Il focus di un intervento veterinario in prima linea è quello di cercare di trasmettere tranquillità alle persone che arrivano. “La presenza di animali ha un impatto significativo soprattutto sui bambini e le bambine, che si sentono più sereni ad avere con sé i propri cani o gatti, questo li rende meno preoccupati”.

 

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Flavia Melillo
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