Il COVID-19 ha colpito indiscriminatamente persone e comunità in tutto il mondo, con un impatto decisamente forte sulle comunità più povere, in particolare su quelle che già soffrono le conseguenze umanitarie di conflitti, problemi socio-economici o disastri naturali.

 

 

La pressione sui sistemi sanitari esistenti causata dal virus limita l’accesso ai servizi sanitari essenziali, compresi il trattamento delle malattie non trasmissibili, la salute sessuale e riproduttiva, la salute mentale e i servizi di immunizzazione di routine.

 

INTERSOS è particolarmente preoccupata per l’impatto della pandemia sulla vita delle persone che vivono in contesti di gravi crisi umanitarie protratte, e pubblica oggi un report: Protection response under the restrictions of COVID-19, che descrive l’esperienza di INTERSOS nella risposta umanitaria di protezione in Afghanistan, Iraq, Libano, Somalia e Yemen sotto restrizioni COVID-19. Milioni di persone che vivono in questi Paesi, nella maggior parte dei casi forzatamente sfollate per via di conflitti, povertà o violazioni dei diritti umani, che già soffrono violenza, stigmatizzazione, discriminazione e mancato accesso ai servizi di base, continuano ad essere quotidianamente esposte a rischi di assenza di tutela, violazione dei diritti e mancato accesso a beni di prima necessità salvavita come cibo, vestiti, acqua e alloggi.

 

Alcuni dei fenomeni di mancanza di protezione più rilevanti che abbiamo osservato sulle popolazioni colpite in seguito alle restrizioni dovute al COVID-19 sono: restrizioni alla libertà di movimento; aumento dei meccanismi di reazione negativi come il ridotto consumo di cibo, l’aumento dei debiti, del reclutamento o del lavoro forzati e matrimoni precoci; aumento di traumi psicologici, stress e ansia; crescenti esclusione sociale, isolamento, stigmatizzazione, discriminazione, razzismo e xenofobia, in particolare nei confronti delle comunità e degli individui più spesso emarginati come le persone LGBTQI+; aumento degli abusi sui minori, comprese la violenza sessuale e altre forme di violenza fisica ed emotiva; aumento della violenza di genere, in particolare sulle donne, con abusi che vanno da stupri da parte del coniuge (le donne restano spesso bloccate in casa con i perpetratori della violenza) a violenza fisica ed emotiva, con molte segnalazioni di vendita o scambio di sesso come mezzo di sussistenza. Alcuni gruppi come gli anziani e le persone con disabilità stanno affrontando un impatto sproporzionato della pandemia, in quanto per loro l’accesso ai servizi di base è ulteriormente ostacolato.

 

INTERSOS fornisce una risposta olistica che comprende il ripristino della dignità, il miglioramento del benessere, nonché la prevenzione e la risposta all’abuso, alla violenza e allo sfruttamento. In linea con questo, prima della pandemia, nonostante la miriade di sfide operative – tra cui insicurezza, problemi di accesso, impedimenti burocratici solo per citarne alcuni – la maggior parte del lavoro di protezione pre-COVID-19 è stata condotta in presenza, in particolare in luoghi protetti creati ad hoc, rispettando la privacy di coloro che assistiamo, e focalizzandosi sulla gestione dei casi individuali, sull’assistenza psico-sociale, la sensibilizzazione, il monitoraggio della protezione e, ove possibile, sull’assistenza legale.

 

Nonostante il contatto umano diretto rimanga l’approccio ideale quando si aiutano comunità e individui traumatizzati, a causa dei considerevoli rischi di contagio e delle limitazioni imposte dai blocchi, la continuazione di questi servizi rimane assolutamente essenziale, sebbene garantita attraverso l’approccio a distanza.

 

Queste le principali raccomandazioni contenute nel report:

 

  • La programmazione degli interventi di protezione dovrebbe essere ampliata e pienamente integrata come componente centrale della risposta al COVID-19, collegandola ad altri bisogni esistenti e in crescita. È importante che i donatori continuino a sostenere sia le esigenze di risposta umanitaria in corso non legate al COVID-19, sia i bisogni aggiuntivi creati dalla pandemia.
  • Il protection monitoring (monitoraggio dei casi bisognosi di protezione umanitaria) rimane un’attività essenziale, sia per comprendere i rischi e le problematiche di protezione che interessano le popolazioni, sia per comprendere l’evoluzione di bisogni umanitari multisettoriali, contribuendo alla definizione di strategie di risposta adeguate.
  • Il COVID-19 ha anche evidenziato la necessità di adattare le attività di erogazione di beni essenziali in corso per soddisfare le attuali richieste, come la produzione di maschere protettive, con i conseguenti benefici economici importanti sia per gli individui che per le comunità, che potranno migliorare l’accesso ai dispositivi di protezione dal virus.

 

 

 

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