Apolidi, le sfide dei senza diritti a Beirut e Monte Libano

Apolidia è la condizione di un individuo che non è riconosciuto come cittadino da alcun Paese. Gli apolidi non hanno accesso ai diritti e ai privilegi legati alla cittadinanza, sono per questo vulnerabili e affrontano notevoli difficoltà nella loro vita quotidiana.

 

Plight of the Rightless” è una ricerca, realizzata da INTERSOS all’interno di un progetto finanziato dall’Unione Europea grazie alla collaborazione con Siren Associates, che esamina la questione dell’apolidia nelle aree di Beirut e del Monte Libano. L’obiettivo principale è quello di consolidare una lettura a livello nazionale di una questione spesso trascurata. Combinando metodi di ricerca qualitativa e quantitativa, lo studio svela l’intreccio di fattori che contribuiscono all’apolidia, svelando le sue conseguenze di vasta portata e gettando luce sul suo profondo impatto sulla società.

La ricerca ha identificato 5.254 apolidi di origine libanese nell’area di Beirut e nel Monte Libano, convalidando la stima iniziale di Siren di 27.000 apolidi in tutto il Libano. Un gran numero di queste persone risiede in insediamenti informali e quartieri a basso reddito intorno alla capitale, nonché in diversi punti critici attorno a Iqlim el Kharroub e sulla costa di Chouf.

Nell’ambito del progetto di cui questa ricerca è parte, INTERSOS ha fornito assistenza legale, supporto psicologico e aiuto economico alle persone apolidi di origine libanese le cui storie sono presentate in questa pagina.

I dati rivelano che gli individui apolidi stanno affrontando crescenti vulnerabilità, aggravate dalla crisi sociale ed economica in atto Libano. La capacità di sostentamento si riduce e l’accesso ai servizi peggiora, con l’87% dei rispondenti che esprimono una necessità critica di supporto psicologico e il 34% degli adulti che vive sotto avvisi di sfratto dalle proprie abitazioni.

Il giudizio sociale e la discriminazione contro gli apolidi spingono molti a evitare di divulgare apertamente il proprio status. Al contempo, la condizione in cui si trovano provoca tensioni estreme e pressioni sul loro ambiente familiare. Le ragazze e le donne sono vittime di discriminazione di genere. L’accesso all’istruzione e al mercato del lavoro è limitato.

La mancata registrazione dei bambini alla nascita da parte dei genitori rimane la causa principale di apolidia, con una prevalenza del 34% nell’area metropolitana di Beirut e del 47% nel Monte Libano. La maggior parte di questi casi è legata alla negligenza e ai problemi familiari, ma spesso si intrecciano con la complessa storia politica e sociale del Libano, dove l’ultimo censimento generale della popolazione risale al 1932.

Le lavoratrici domestiche migranti, i cui figli sono stati identificati tra gli apolidi (ovvero non registrati dai padri libanesi), si trovano ad affrontare una tripla vulnerabilità. Oltre allo stigma di genere, le lavoratrici domestiche migranti – che sono prevalentemente donne – sono vittime della cosiddetta “Kafala”, un sistema di sponsorizzazione che facilita la schiavitù moderna e conferisce a coloro che ne sono intrappolati uno status legale precario che impedisce loro di registrare i figli di discendenza libanese.

Basandosi sui dati statistici raccolti, il rapporto fornisce raccomandazioni e indica soluzioni per affrontare il problema dell’apolidia. Queste raccomandazioni rappresentano una risorsa preziosa per chi dovrà assumere decisioni, per le organizzazioni umanitarie, le associazioni e gli individui che lavorano per proteggere e favorire l’inclusione sociale degli individui apolidi.