NIGERIA, LA SALUTE IN PRIMA LINEA
IL PROGETTO
Il conflitto armato in corso da oltre un decennio nella regione nord-orientale della Nigeria ha provocato ingenti spostamenti di popolazione e compromesso l’accesso ai servizi essenziali. I bisogni umanitari si stanno aggravando, con oltre 8 milioni di persone che hanno necessità di ricevere aiuti urgenti. Secondo l’OCHA, l’Agenzia per le emergenze delle Nazioni Unite, circa 268.000 persone si trovano in una situazione definita come “catastrofica”, mentre oltre 3 milioni si trovano ad affrontare bisogni umanitari estremi.
Hajja Ali cammina con suo figlio. “Quando sono fuggito dal mio villaggio, sono stato costretto a vivere nella boscaglia per sopravvivere. Dopo 4 anni di sfollamento si è verificata la pandemia di Covid 19 – ha raccontato – Ci è stato consigliato di non unirci alla folla e di assicurarci di disinfettare il nostro ambiente e i bambini contro la pandemia. Poi si è iniziato a parlare di vaccini contro il Covid-19. Le stazioni radio e le organizzazioni hanno illuminato le persone sull’importanza di farsi vaccinare. E così, quando i vaccini hanno raggiunto il nostro campo, ci siamo uniti ad altri per ottenerli”
L’impegno della comunità è vitale per il successo di un programma di vaccinazione. Grazie al supporto dell’Unione Europea, INTERSOS in Nigeria ha sperimentato un approccio innovativo che ha contribuito a superare l’esitazione del vaccino e creare un’infrastruttura che ora può servire campagne di vaccinazione standard più ampie.
Lo sfollamento forzato ha spinto le persone in campi sovraffollati, dove sono costrette ad affrontare una miriade di problemi fisici, psicologici ed emotivi. INTERSOS, con il sostegno dei finanziamenti dell’Unione Europea (link to: https://civil-protection-humanitarian-aid.ec.europa.eu/news-stories/stories/nigeria-bringing-covid-19-vaccines-hard-reach-displaced-people_en), concentra il suo intervento sul miglioramento delle pessime condizioni di vita degli sfollati, che devono affrontare un accesso limitato ai servizi di base come l’acqua potabile e l’assistenza sanitaria. Gli sfollati soffrono di estrema povertà e mancanza di cibo, con conseguente malnutrizione diffusa, che ha portato ad alti livelli di mortalità tra i bambini sotto i cinque anni.
In questo contesto umanitario estremo, INTERSOS ha potuto condurre, sotto l’egida dell’iniziativa Covax, un’innovativa campagna a sostegno dell’avvio della campagna di vaccinazione contro il Covid-19, somministrando direttamente il vaccino a 250.000 persone tra operatori sanitari in prima linea, individui oltre i 50 anni e persone con comorbidità sottostanti come l’HIV, o malattie non trasmissibili come l’ipertensione e il diabete.
La percezione positiva della comunità è vitale per il successo di un programma di vaccinazione. Le attività di comunicazione del rischio e di coinvolgimento della comunità – con un approccio creativo come la produzione di jingle radio che promuovono la campagna vaccinale e indicano i siti di vaccinazione, o l’uso di radio a energia solare con flash-drive incluso per diffondere i jingle in aree prive di accesso alla rete elettrica – hanno contribuito a superare l’esitazione vaccinale e creare un’infrastruttura che potrebbe ora servire più ampie campagne di vaccinazione standard.
INTERSOS opera dal 2016 nei campi sfollati più difficili da raggiungere dello Stato di Borno, fornendo accesso ai servizi sanitari primari e, in particolare, garantendo servizi di salute riproduttiva (in un’area in cui il tasso di mortalità delle donne durante il parto è uno dei più alti al mondo), curando i casi di malnutrizione acuta grave, monitorando e prevenendo focolai epidemici (come la costante minaccia rappresentata dal colera e dalla malaria, che aumenta durante la stagione delle piogge).











